Adotta un Orto con il Contadino

Il progetto nasce dalla necessità di sviluppare un’attività lavorativa di sostentamento che stimoli la produzione e lo scambio a livello locale di beni e servizi di prima necessità a partire dal recupero della sovranità alimentare e dei terreni incolti.

L’area in cui si vuole collocare è nel comune di Attigliano (TR), in Umbria

L’idea nasce anche dalla conoscenza di esperienze analoghe che hanno cominciato a prendere piede in alcune cascine e tra i comuni che promuovono pratiche sostenibili.

Proprio recentemente è cominciata l’esperienza del Bio-distretto della Via Amerina e delle forre.

Un Bio-distretto è un’area geografica naturalmente vocata al biologico dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio).

Gli aspetti principali del progetto:

1) Produzione biologica e permacultura

2) Partecipazione solidale dei cittadini alla produzione del cibo

3) Funzionamento

4) Impiego lavorativo di persone svantaggiate

5) Gestione pubblica partecipata del progetto

 

1) La produzione biologica di cibo acquisisce sempre una maggiore importanza poichè contribuisce  ad una sana alimentazione e alla prevenzione sanitaria.
Questo metodo produttivo però, se inserito nell’economia di mercato, ne sconta vincoli e limitazioni. Non riesce quindi a realizzare una reale inversione di tendenze rispetto all’approccio predatorio che le attività umane oggi manifestano nei confronti della terra… di quella terra che sostiene la nostra vita.

Il progetto si prefigge l’obiettivo di coltivare recuperando antichi saperi, senza nessun impiego di prodotti chimici e sfruttando principi permacolturali di intergrazione tra colture e habitat di partenza.

2) Il progetto si rivolge principalmente alle famiglie. Adottare un orto significa prendersi cura di un pezzo di terra, assumendone oneri ed onori, con l’obiettivo di ricavarne cibo a sufficienza per tutto l’anno ma non solo.
C’è anche la possibilità di controllare (potendovi anche partecipare direttamente a differenti livelli di coinvolgimento) che le produzioni vengano realizzate nel rispetto dei cicli naturali della terra, senza un suo supersfruttamento.
Si realizza così concretamente quella sostenibilità colturale ma anche culturale in grado di assicurare un ambiente sano e fertile alle generazioni future attraverso un atteggiamento diverso che aumenta lo spessore di una banale azione come quella di procurarsi il cibo quotidiano. Pensiamo a quanto può migliorare la qualità delle nostre relazioni sociali rispetto al meccanico acquisto in un supermercato.

3) Nel concreto le famiglie sottoscrivono un “contratto” che, senza formalismi e ufficialità (corrisponde più ad una “stretta di mano” ed al valore sociale e umano che questa sottende), sottolinea un impegno concreto e consapevole a realizzare insieme un percorso di produzione di “cibo di qualità” condividendone investimenti, gestione, scelte colturali, momenti di festa e altro ancora.

L’impegno economico per aderire al progetto “adotta un orto” corrisponde a una quota annuale divisa in due quote semestrali. L’importo varia in funzione della dimensione della famiglia che si ciberà dell’orto. Grazie a questo abbonamento, si potrà accedere all’orto liberamente per raccogliere la verdura necessaria al proprio nucleo familiare. Una quota ridotta e’ prevista per i single.
I bambini non pagano.

Le scelte colturali sono quelle che soddisfano le comuni esigenze quotidiane di tutti (cipolle, patate, cetrioli, lattughe, pomodori, piselli, fagiolini e fagioli, zucchine, porri, spinaci, biete, erbe aromatiche e tante ancora) con un occhio particolare alle varietà antiche e tradizionali che costituiscono un importante patrimonio di biodiversità rurale per tutta l’umanità.

4) La crisi economica sta mettendo a dura prova le comunità che si ritrovano senza risorse e senza denaro. Questo progetto contribuisce a far sì che la comunità dipenda meno dall’esterno per la propria sopravvivenza. Non per ultimo le persone che si occupano dell’orto a tempo pieno trovano sostentamento tramite le quote degli affittuari. Le persone che si occupano dell’orto possono aumentare nella misura in cui aumenta la richiesta di cibo.  Partecipando al progetto il Comune e la comunità sostengono i cittadini in condizioni economiche svantaggiate, che hanno perso il lavoro ecc.. senza ricorrere al semplice assistenzialismo.

5) Il Comune che aderisce fornisce o reperisce in comodato d’uso il terreno dotato di pozzo per l’irrigazione. Nel percorso di avviamento del progetto si utilizzeranno forme di autofinanziamento.

Si adotterà una forma partecipata di gestione delle risorse economiche.

… qualche particolare in più sul cammino da condividere

nell’intento di coinvolgere i cittadini si organizzeranno riunioni periodiche di monitoraggio delle attività dell’orto, feste e degustazione dei prodotti, la trasformazione di alcuni prodotti per fare le scorte per tutto l’anno, laboratori di autoproduzione e coltivazione, didattica per i bambini e le scuole, riscoperta degli antichi saperi della terra e altre attività che potranno essere proposte.

Questo approccio potrà in futuro essere applicato anche ad altri ambiti come l’artigianato e i servizi.

Responsabili del progetto

L’idea nasce dall’intuizione di Daniele Quattrocchi e Stefania Travagin, impegnati da diversi anni nel campo della trasformazione sociale e della difesa dei diritti umani e tra i fondatori dell’associazione Ghea di Attigliano (TR).

Per informazioni:

daniele6766@yahoo.it